CUSSI’ XE’ NATO… 'L ASILO
“I bambini crescevano così per le strade, facendo lega non solo con i coetanei ma anche con i più grandicelli già smaliziati, assorbendo cattive abitudini, venendo ad apprendere brutalmente da essi ciò che avrebbe dovuto essere loro spiegato…
Mancando di una guida, crescevano inselvatichiti e privi di ogni freno ragionevole.
Quella dell’infanzia abbandonata per le strade fu una piaga che durò a lungo”.
Le parole del dr Ferruccio De Grassi, riferite ai primi anni del Novecento, ben esprimono la situazione e i bisogni della comunità di Grado, della cui educazione ed istruzione elementare si era occupato nel secolo precedente il Parroco, fino all’arrivo sull’Isola dei primi maestri sul finire dell’Ottocento e all’inizio dei lavori per la costruzione, nel 1904, della scuola “S. Scaramuzza” in via dei Provveditori, progettata per ospitare le femmine al pianterreno ed i maschi al primo piano.
In realtà nel primo decennio del secolo scorso l’Isola viveva una fase di rapida trasformazione. Con i suoi oltre 4.000 abitanti, essa disponeva di uno stabilimento balneare con cabine di legno e servizio di restaurant, per offrire accoglienti bagni di sole e di mare agli ospiti della ventina di alberghi e degli ottanta affittacamere già operanti, mentre l’Ospizio Marino ospitava oltre un centinaio di degenti; erano inoltre attive quattro fabbriche per la lavorazione e la conservazione del pesce azzurro, con notevole assorbimento di manodopera femminile; la diga e il porto erano stati completamente rifatti e resi più funzionali; i collegamenti con la terraferma erano più efficienti con l’escavazione del canale e la costruzione della strada Morsano-Grado, raccordata al terminal ferroviario di Belvedere; il pozzo artesiano, inoltre, riforniva di acqua corrente la popolazione ed i villeggianti, che affollavano sempre più numerosi la nostra spiaggia.
Dopo secoli di povertà e di isolamento la città rinasceva sul piano economico e sociale, per l’intraprendenza dei suoi abitanti, della pubblica amministrazione e della parrocchia, sempre molto propositiva a livello culturale e morale: industria e turismo, accanto alle tradizionali attività della pesca in mare e in laguna, ampliavano rapidamente le prospettive di sviluppo della realtà cittadina, la quale, con l’incremento dei rapporti con l’esterno, garantiva alla popolazione un costante e deciso miglioramento delle condizioni generali di lavoro e di vita famigliare e collettiva.
E’ ancora la Chiesa locale che si fa promotrice, in questa bella e ottimistica epoca d’inizio secolo, di una struttura a favore di quei bambini lasciati troppo soli nelle strade e delle ragazze bisognose di un accompagnamento nella formazione umana e cristiana e di un centro di calorosa e gioiosa aggregazione.
Nell’adunanza generale straordinaria del 27 aprile 1902 della “Società Operaia Cattolica di Grado”, infatti, viene costituito il “Comitato per l’erezione d’un Ricreatorio Festivo con annesso Asilo Infantile”, il cui Regolamento o Statuto sarà approvato nell’adunanza del Comitato stesso del 3 maggio 1902 e con Rescritto della Luogotenenza di Trieste del 9 maggio 1908: “Scopo del Comitato è l’erezione d’un Ricreatorio Festivo con annesso Asilo Infantile in Grado, da affidarsi ambidue, al loro compimento, ad una Congregazione Religiosa femminile da designarsi dall’autorità diocesana…Il Comitato ha l’assunto a) di raccogliere oblazioni, b) di amministrare il patrimonio sociale, c) di fare tutte le pratiche occorrenti perché il Ricreatorio Festivo con annesso Asilo Infantile vengano fabbricati e corredati di quanto è necessario per il loro regolare funzionamento”.
Per la raccolta dei finanziamenti necessari all’opera, il Comitato, presieduto da mons. Luigi Faidutti, organizza negli anni 1904-1908 lotterie, pubblici giochi di tombola e collette mensili, tutti regolarmente autorizzati. Raccoglie inoltre contributi dal Curatorio per l’amministrazione degli stabilimenti balneari, dal Municipio di Grado e dalla Banca Friulana di Gorizia.
L’atto di generosità più importante viene concretizzato però a Gorizia davanti al notaio Antonio Ballaben l’8 gennaio 1905: i fratelli Nicolò e Giuseppe Corbatto fu Giovanni donano per gli scopi del Comitato un fondo di loro proprietà “del quantitativo di circa 1000 metri…, che confina a levante con Viale Francesco Giuseppe, a mezzo giorno col fondo di Facchinetti v. Caterina, a ponente col cimitero ed a settentrione con fondo di Giacomo Tognon, coll’intiera proprietà del muro di divisione… affinché sul fondo medesimo sia eretto un Asilo infantile con Ricreatorio festivo per l’educazione Cristiano Cattolica dei fanciulli di Grado…”.
Nel rispetto delle condizioni dettate nel documento di donazione dai benefattori, non resta che accedere ad un mutuo di 30.000 corone, concesso a lungo termine dal Monte di Pietà di Gorizia, per imprimere l’avvio ai lavori di progettazione e di costruzione dell’edificio.
Esso è completato nel 1908 e “S’innalza maestoso a due piani nel viale Francesco Giuseppe sul fondo regalato dagli indimenticabili signori Nicolò e Giuseppe Corbatto coll’aiuto di molti e generosi benefattori. E’ circondato di tre lati da un cortile che servirà di ricreatorio… A sinistra un salone capace per 300 400 persone, a destra una sala, la cucina e altre stanze per uso delle Suore della Divina Provvidenza alle quali l’Asilo verrà affidato. Al primo piano tre sale e altre stanze, al secondo cinque camere abitabili…”.
Il 19 agosto 1908, giorno successivo al giubileo per i 60 anni di regno dell’Imperatore, desideroso che per la ricorrenza “si facciano delle opere che soccorrano ai bisogni del povero e tengano per quanto possibile lontane le miserie morali e materiali”, l’ i.r. Governatore, il principe di Hohenlohe, inaugura l’Asilo con grandi festeggiamenti cittadini, iniziati già alla vigilia con la banda e i fuochi d’artificio, alla presenza del suo principale fautore, l’ormai ottantenne mons. Giovanni Battista Rodaro, che dopo un paio di mesi dalla realizzazione rassegnerà le dimissioni dall’incarico di parroco per ragioni di età e di salute.
Il 26 novembre dello stesso anno l’edificio viene aperto per l’arrivo delle Suore della Provvidenza, incaricate del nuovo servizio sull’Isola dal presidente del Comitato, che provvede anche al loro sostentamento. E’ una piccola comunità, composta da quattro religiose: Madre Silvina, già pratica di asilo, è la Superiora, Madre Perseveranda è la Maestra Giardiniera ‘patentata’, Madre Balbina è la cuoca; vi è inoltre la Novizia Suor Gioseffina e più tardi arriverà un’aspirante come aiuto-cuoca. Il loro racconto dell’arrivo a Grado cent’anni fa è ricco di emozioni e di osservazioni curiose: “…salimmo in carrozza abbastanza tranquille, ma quando si sferzarono i cavalli demmo tutte in uno scroscio di pianto. Cessato lo scompiglio del cuore cominciò quello dello stomaco che però svanì collo scendere di carrozza. Dopo tre lunghe ore arrivammo ad Aquileia…Il vaporetto ci attendeva e ci imbarcammo. Sr Gioseffina, non avendo mai veduto il mare fece una domanda curiosa che ci mosse a risa. ‘Ah, è questo il mare?’… una giornata splendida…
Fra queste osservazioni giungemmo al molo di Grado, ove ci attendeva Monsignor ex Parroco, e una folla di curiosi. Avviandoci incontrammo il signor Podestà, il signor Amministratore dell’Asilo, e il signor Dottore, ai quali, da Monsignore fummo presentate. Questi ci assicurarono che le stanze erano buone, asciutte…”.
A questi incontri ufficiali, segue un colloquio più informale e confidenziale con il responsabile della comunità religiosa.
“A pranzo siamo andate da Monsignore. Sulla soglia della Canonica ci accolse la sua buona serva Orsola, la quale ci servì un buon pranzetto. Si parlò di molte cose…
La Madre Superiora s’informò del carattere, del temperamento degli abitanti di Grado in generale. ‘Ecco, madre, -le fu risposto- qui la gente non è come in terra ferma; qui la gioventù in generale è molto vivace, molto nervosa, ed i bambini molto viziati, dunque riuscirà l’educazione un po’ difficile nel principio’ ”.
Al termine del pranzo mons. Rodaro le conduce nel suo orticello, poi a visitare la Basilica di S. Eufemia e a prendere alla fine possesso della casetta di Nazaret.
Così descrivono le Suore la posizione dell’edificio, tra l’attuale via Marina e il vecchio cimitero, e il suo interno: “Esso s’innalza maestoso, nella via Francesco Giuseppe. La parte anteriore mette su questa via, mentre la posteriore presenta una lugubre e mesta prospettiva… Un cimitero!!! E quivi guardano tutte le nostre stanze!!!
Entrando trovammo una moltitudine di sedie vecchie piene di ragnatele, quattro letti vecchi a molle ov’erano dipinte tutte le case di Grado, che però il giorno seguente vennero sostituite altre nuove, dappiù trovammo altri mobili nuovi. Ma quello che ci piacque fu appunto l’affetto di premura di questi buoni superiori nel provvederci del necessario. Indi ci mettemmo all’opera, ad aprire le casse, i bauli ecc. Era veramente una confusione…Così giunse la sera”.
Il giorno seguente iniziano le grandi e faticose pulizie degli ambienti, mentre in quelli successivi, con l’aiuto di alcuni volontari, le suore sistemano con entusiasmo le suppellettili necessarie per l’accoglienza dei bambini e l’inizio delle attività e provvedono alla dotazione della cucina e del refettorio. Al settimo giorno “il borsellino comincia a scemare, perché molta uscita e niente entrata…Qualche volta si scoppia dalle risa, specie in refettorio… e così ce la passiamo allegramente anche nella povertà”, risparmiando sul vitto e sulle candele dell’illuminazione.
Quando tutto è pronto, il 6 dicembre, S. Nicolò, viene annunciata dal pulpito del Duomo dall’amministratore parrocchiale e vicepreside don Benedetto Drius l’apertura delle iscrizioni all’Asilo, che sarà effettuata dal 7 al 12 di quel mese: il lunedì si registreranno già 163 iscritti, che alla fine della settimana saranno in totale 210, la maggior parte figli di poveri pescatori e di poveri marinai, per i quali è prevista una retta differenziata di 1,2 o 2 corone al mese. E così la piccola comunità attiva e speranzosa delle suore attende impaziente l’apertura imminente, all’inizio del 1909, dell’Asilo Infantile, che è diventato una realtà necessaria e importante, soprattutto in quegli anni di sviluppo e di iniziative turistiche sempre più allargate e diversificate, che sottraggono anche le madri alla cura dei piccoli.
Nel giugno di quest’anno insorge qualche problema per l’inconsueta presenza nella zona di tanti allegri e vivaci bambini, perché “i proprietari di case in vicinanza dell’Asilo Infantile i quali affittano stanze e anche gli Hôtel che si trovano nel viale Francesco Giuseppe ripetute volte si sono lagnati e avanzano reclami perché i bambini che vengono accompagnati dai loro genitori in Asilo disturbano con grida e rumori la quiete di cui vogliono godere i forestieri che vengono qui a scopo di cura”. La direzione chiede quindi al Municipio il permesso di accedere all’Asilo attraverso un passaggio aperto attraverso il cimitero e protetto da una recinzione metallica: esso sarà respinto dal medico distrettuale, ma qualche anno dopo il Municipio accorderà ai bambini l’uso gratuito del fondo del vecchio cimitero ormai dismesso da qualche anno “per scopi di ricreazione”.
Tutto questo fervore di attività riceve una brusca frenata durante la prima guerra mondiale. Nell’ottobre 1917, con la ritirata italiana di Caporetto, l’Asilo viene evacuato e sorvegliato, ma il 10 giugno del 1918 viene riaperto con il ritorno delle Suore della Provvidenza, per accogliere i 145 nuovi iscritti, divisi in due sezioni: i grandi vengono affidati alla Madre Giuseppina, i piccoli alla Madre Edvige, coadiuvate da Madre Clotilde e con la direzione della Superiora, Madre Emilia.
Nel 1920 il Consiglio Scolastico di Monfalcone, essendo venuta meno la funzione del Comitato con l’erezione dell’Asilo stesso, nomina il Parroco di Grado mons. Sebastiano Tognon “Commissario dell’Asilo Infantile”, con l’incarico di provvedere alla direzione ed amministrazione dell’Istituto.
L’8 maggio 1927, con una semplice e raccolta cerimonia alla presenza dei bambini, ha luogo l’inaugurazione e la benedizione della grotta della Madonna di Lourdes nel giardino, ancor oggi punto di riferimento per i bambini e per quanti operano all’interno della scuola.
In tutti questi anni la denominazione ufficiale della struttura educativa è, dalla nascita, semplicemente “Asilo Infantile- Ricreatorio Festivo”, anche se nel 1947 il Comune pensa di intitolarlo al suo fondatore mons. Rodaro, ma l’iniziativa non viene conclusa con determinazione né ufficializzata.
Infatti, il 28 febbraio 1951 viene organizzata una grande festa per intitolare l’Asilo, non senza qualche contestazione a favore del Rodaro, a Luigi Rizzo, non per motivi ideali, ma contingenti, come segno di riconoscenza. Infatti i Cantieri Riuniti dell’Adriatico, per onorare la memoria dell’Ammiraglio, fanno pervenire al Sindaco di quegli anni, Lucio Grigolon, un assegno di £ 500.000, che viene destinato all’Asilo parrocchiale quale contributo per gli interventi di riparazione e di ampliamento resisi necessari nel frattempo.
E ancor oggi la Scuola Paritaria dell’Infanzia mantiene l’intitolazione al Conte di Grado.
Matteo Marchesan
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